Amaro Lagrimar The Poems of Vittoria Colonna

New translated and arranged by Ellen Moody

Index of First Lines

- A -
A che miseria Amor mio stato induce
A che sempre chiamar la sorda morte
Ahi quanto fu al mio Sol contrario il fato
A la durezza di Tomaso
Al bel leggiadro stil subietto equale
Al buon Padre del Ciel per vario effetto
A le vittorie tue, mio lume eterno
Alma felice, se 'l valor ch'excede
Alma mia luce, infin ch'al Ciel tornasti
Alma, poiché di vivo e dolce umore
Alta umiltade e sopra l'altre cara
Alto Signor, al cui pieta m'insegna
Alzata al Ciel da quel solingo e raro
Amor mi sprona in un tempo ed affrena
Amor, s'a nostri bei desiri il varco
Amor, se morta è la mia prima speme
Amor, tu sai che già mai torsi il piede
Angel beato, a cui il gran Padre expresse
Anima chiara, or pur larga expedita
Anima eletta, ch'anzi tempo spinta
Anima, il Signor viene! omai disgombra
Anime elette, in cui da l'ampie e chiare
Aprasi il Ciel, e di Sue grazie tante
Assai lungi a provar nel petto il gielo
Audace mio pensier, mentre presenti
- B -
Beata l'alma che le voglie ha schive
Beata lei, ch'eterno amor accese
Beata speme, or che, mercé d'amore
Beati voi, cui tempo nè fatica
- C -
Cara unïon, con che mirabil modo
Cara la vita et doppo lei me pare
Celeste Imperador, saggio prudente
Cercan le Muse i piu pregiati allori
Chiari raggi d'amor, scintille accese
Chi desia di veder pura ed altera
Chi può troncar quel laccio, che m'avvinse
Chi ritien l'alma omai, che non si sgombra
Chi temerà gia mai ne l'estreme ore
Cibo, del cui maraviglioso effetto
Come il calor del gran pianeta ardente
Come non deposi io la mortal salma
Come superba suol fiamma sovente
Con che pietosa carità sovente
Con che saggio consiglio e sottil cura
Con far le glorie tue, Signor, più conte
Con la croce a gran passi ir vorrei dietro
Con vomer d'umilta larghe e profonde
Corra i piu erti e piu superbi colli
Corsi in fede con semplice sicuro
Da - De
Da Dio mandata, angelica mia scorta
Da sì degno excellente alto pensero
Dal breve sogno, e dal fragil pensiero
Dal fonte bel de l'infinito amore
Dal soverchio desio nasce la tema
D'altro che di diamante o duro smalto
Dal vivo fonte del mio pianto eterno
Debile e inferma a la salute vera
Deh! manda oggi, Signor, novello e chiaro
Deh! Manda, Santo Spirto, al mio intelletto
Deh! perche non posso io dolermi tanto
Deh! potess'io veder per viva fede
Del mondo e del nimico folle e vano
- Di -
Di breve povertà larga richezza
Di cento invitti scudi armato intorno
Di così nobil fiamma Amor mi cinse
Dietro al divino tuo gran Capitano
Di gioia in gioia e d'una in altra schiera
Di gravosi pensier la turba infesta
Di lacrime e di foco nutrir l'alma
Diletta un'acqua viva a piè' d'un monte
Dimmi, Lume del mondo e chiare onore
Di nova ardente sete i miei piu vivi
Di novo il Cielo de l'antica gloria
D'intorno un mortal vel consparte
Di quella chiara tua serbata fronde
Di vero Lume abisso immenso e puro
Divina fiamma, allor piu a l'alma amica
Divino spirto, il cui soave ardore
Do - Du
Doi chiari effetti de l'eterno Sole
Doi modi abbiam da veder l'alte e care
D'ogni sua grazia fu largo al mio Sole
Donna accesa animosa, e da l'errante
Donna, che 'n cima d'ogn'affetto umano
Donna, dal Ciel gradita a tanto onore
D'oscuro illustre e di false verace
Dove sono ora le mie fide scorte
Duo lumi porge a l'uomo il vero Sole
E - F
Eccelso mio signor, questa ti scrivo
È si giusto il pensier che mi tormenta
Eterna luna, alor che fra 'l Sol vero
Felice donna, a cui disse sul fonte
Felice donna, a cui l'animo vinse
Felice giorno, a noi festo e giocondo
Felice il cieco nato a cui s'aperse
Felici spirti ch'or lieti sedete
Fermo al Ciel sempre col fedel pensiero
Fiammeggiavano i vivi lumi chiari
Fido pensier, se intrar non poi sovente
Figlio e signor, se la tua prima e vera
Forse il Foco divino in lingue accese
Francesco, in cui si come in umil cera
Fuggendo i re gentili il crudo impero
Fuor di me tutto in quello entra il mio core
G - H
Già desiai che fosse il mio bel Sole
Già si rinverde la gioiosa speme
Gli alti trofei, le gloriose imprese
Gli angeli eletti al gran bene infinito
Godo d'udir che voi da l'ampia e folta
Grazie a Te, Signor mio, che, alor verace
I - J
I nove cori, e non le nove altere
Il buon Pastor con opre e voci
Il cieco amor del mondo un tempo tenne
Il nobil vostro spirto non s'è involto
Il parlar saggio, e quel bel lume ardente
Il porvi Dio ne l'arca, e farvi poi
Il Sol, che i raggi Suoi fra noi comparte
Il sommo Re del Ciel godea in Se stesso
Imposto fine a tutti i rei contrasti
In forma di musaico un alto muro
Io non sente che in Ciel, dove e verace
Ite, Signor, per l'orme belle, ond'io
K - L
La bella donna, a cui dolente preme
La mente avezza al suo lume, che sole
La dura pietra che percossa riede
L'alme virtuti in vera pace quete
L'alta piaga immortal: che m'assicura
L'alto Consiglio, alor che elegger volse
L'alto Signor, del cui valor congiunte
La mia divine luce è doppia scorta
L'antiche offerte al primo tempio il pondo
Lasciar non posso i miei saldi penseri
L'aura vital di Cristo in mezzo il petto
La vostra bella pianta ancora in erba
Le belle opre d'Enea superbe e sole
Le braccia aprendo in croce, e l'alme e pure
Le meraviglie che fra noi comparte
Le nostre colpe han mosso il Tuo furore
L'innocenzia da noi per nostro errore
L'invitto Re del Ciel, sol d'amor vero
L'occhio divin, che sempre il tutto vede
L'Occhio grande e divino il cui valore
L'opre divine e'l glorioso impero
Lume del Ciel, che ne' superni giri
- M -
M'arde ed aghiacca Amor, lega ed impiaga
Mentre che l'uon mortal, freddo ed exangue
Mentre che quanto dentro avea concetto
Mentre la madre il suo Figlio diletto
Mentre la nave mia lunge dal porto
Mentre l'aura del Ciel calda e soave
Mentre scaldò il mio Sol nostro emispero
Mentre il pensier, da l'altre cure sciolto
Mentre l'aura amorosa e'l mio bel lume
Mentr'io qui vissi in voi, lume beato
Mira l'alto Principio onde deriva
Molza, ch'al Ciel quest'altra tua Beatrice
Morte col fiero stral se stessa offese
Mossa d'alta cagion, foco mio raro
Mossi dai grandi effetti alzaron l'ali
Mosso d'alta pietà non move tardo
Mosso 'l pensier talor da un grande ardor
- N -
Negar non posso, o mio fido Conforto
Ne l'alta cima, dove l'infinita
Ne l'alta eterna rota il pie' fermasti
Nel fido petto un'altra primavera
Nella dolce stagion non s'incolora
Nel mio bel Sol la vostra Aquila altera
Nel stato dolce mio da molti amari
Ne più constante cor, né men ardente
Non dee temer del mondo affanni o guerra
Non più timor omai
Non può meco parlar de l'infinita
Non prima e da lontan picciola fronde
Non senza alta cagion la prima antica
Non si può aver, credo io, speme vivace
Non si scusa il mio cor quand'ei T'offende
Non sol per la sua mente a pura e retta
Nudriva il cor d'una speranza viva
- O -
Occhi, l'usanza par che vi sospinga
Occhi miei, oscurato è il nostro sole
Occhi, piangiamo tanto
Odo ch'avete speso omai gran parte
Onde avien che di lacrime distilla
Oggi la santa sposa or gode or geme
Ogni elemento testimon ne rende
Oh che tranquillo mar, che placide onde
O quanto il nostro infermo lume appanna
Or che pien d'alto sdegno e pieta grande
Or sei pur giunto al fine, o spirto degno
Or veggio che 'l gran Sol, vivo e possente
Ovunque giro gli occhi o fermo il core
Pa - Pe
Padre eterno del Ciel, se, Tua mercede
Padre del Ciel che nostra mente guidi
Padre Noè, del cui buon seme piacque
Padre nostro e del Ciel, con quanto amore
Par che 'l celeste Sol si forte allume
Par che voli talor l'alma, rivolta
Parea più certa prova al manco lato
Parmi che 'l sol non porga il lume usato
Parmi veder con la Sua face accesa
Parrà forse ad alcun, che non ben sano
Pende l'alto Signor sul duro legno
Pensier, ne l'alto volo ove tu stendi
Penso ch'in Ciel con puri e lieti canti
Penso, per adolcir i giorni amari
Per cagion d'un profondo alto pensero
Perché del tauro l'infiammato corno
Perché la mente vostra, ornata e cinta
Perchè la vista e più la mente adombra
Per far col seme Suo buon frutto in noi
Per fede io so che'l Tuo possente e forte
Per le vittorie qui rimangon spente
Per soggetto a la nobil fiamma vera
Po to Pu
Poco avran di valor nimiche ed empie
Poichè il fato, Signor, ti discompagna
Poi che 'l mio casto amor gran tempo tenne
Poichè 'l mio sol, d'eterni raggi cino
Poichè la vera ed invisibil luce
Poi che ne l'alta vostra accorta mente
Poi che tornata sei, anima bella
Potess'io in questa acerba atra tempesta
Preggio e splendor sei tu del secol nostro
Prego il Padre divin che tante fiamma
Pria d'esser giunta al mezzo in l'erta strada
Prima nei chiari or negli oscuri panni
Primo sacro splendor, ch'unito inseme
Principio e fin de la mia fiamma eterna
Provo tra duri sogli e fiero vento
Puri Innocenti, il vostro invitto e forte
Qual - Quando
Qual arbor, da la pia madre natura
Qual digiuno augellin, che vede ed ode
Qual edera a cui sono e rotti ed arsi
Qual lampa, a cui gia manca il caldo umore
Qual nova gemma o qual ricco lavoro
Qual ricca oblazion, qual voler pio
Qual tigre dietro a chi l'invola e toglie
Qual uom che, dentro afflitto e intorno avolto
Qual uom cui folta nebbia al viso ha spente
Quand'io riguardo il mio si grave errore
Quand'io riguardo il nobil raggio ardente
Quand'io scorgo, dubbiosa, il fango e l'ombra
Quando bel ginepro, cui d'intorno cinge
Quando con la bilancia eterna e vera
Quando dal Lume, il cui vivo splendore
Quando dal proprio lume e da l'ingrato
Quando del suo tormento il cor si dole
Quando di sangue tinte in cima al monte
Quando fia il dì, Signor, che'l mio pensero
Quando già stanco il mio dolce pensero
Quando il gran lume appar ne l'orïente
Quando il turbato mar s'alza e circonda
Quando in se stesso il pensier nostro riede
Quando io sento da pura amica voce
Quando in terra il gran Sol venne dal Cielo
Quando io dal caro scoglio guardo intorno
Quando io son tutta col pensier rivolta
Quando la croce al Signor mio coverse
Quando lascio il mio Sol il carro aurato
Quando 'l Signor, ne l'orto al Padre volto
Quando, mercè del Ciel, per tante prove
Quando, mercè del Ciel, quasi presente
Quando Morte disciolse il cara nodo
Quando Morte fra noi disciolse il nodo
Quando nel cor da la superna sede
Quando più stringe il cor la fiamma ardente
Quando quell'empio tradimento aperse
Quando senza spezzar né aprir la porta
Quando vedeste, Madre, a poco a poco
Quando vedrò di questa mortal luce
Quant - Quasi
Quanta gioia, tu segno e stella ardente
Quant'e dolce l'amaro, allor che 'l prende
Quante dolcesse, Andrea, Dio ti scoverse
Quanti dolci pensieri, alti desiri
Quant'invidia al mio cor, felici e rare
Quant'io di vivo avea nei sensi acerba
Quanto di bel, di dritto, e buon si vede
Quanto di bel Natura al mondo diede
Quanto e piu vile il nostro ingordo frale
Quanto intender qui puote umano ingegno
Quanto invidio al pensier ch'al Cielo invio
Quanto piu arroge a le mie antiche pene
Quanto s'interna al cor più d'anno in anno
Quanto toglie un desir rende un pensiero
Quasi gemma del Ciel, l'alto Signore
Quasi rotonda palla accesa intorno
- Que -
Quel bel ginepro, cui d'intorno cinge
Quel chiaro spirto, in cui vivo ed ardente
Quel fior d'ogni virtute in un bel prato
Quel giorno che l'amata immagin corse
Quella che 'l bene e 'l male in si poche ore
Quella istessa ragion, che pria rivolse
Quella superba insegna e quello ardire
Quel pietoso miracol grande, ond'io
Quel Sol, che m'arde ancor, spesso vid'io
Quel Sol che su dal Ciel l'alma innamora
Quel valor che nel mondo oggi s'intende
Questa d'odiar la morte antica usanza
Questa imagin, signor, quei raggi ardenti
Questo nodo gentil che l'alma stringe,
Questo sol, ch'oggi agli occhi nostri splende
Questo vèr noi maraviglioso effetto
Qui - R
Qui fece il mio bel lume e noi ritorno
Qui non è il loco umil, ne le pietose
Rami d'un arbor santo e una radice
Riman la gloria tua larga e 'nfinita
Rinasca in te il mio cor quest'almo giorno
Riverenza m'affrena e grande amore
Sa to Se
S'a la mia bella fiamma ardent speme
S'appena avean gli spirt intera vita
S'a pena i spirti avean intera vita
Scorgean gli spirti eletti sempre in Cielo
Scrivo sol per sfogar l'interna doglia
Se a l'alto vol mancar le ardite penne
Se all'alto vol mancar le ardite penne
Se ben a tante gloriose e chiare
Se con l'armi celesti avess'io vinto
Se dal dolce pensier riscuoto l'alma
Se dal mio Sol divino lo splendente
Se guarda il picciol spazio de la terra
Se i chiari ingegni ove mostro Natura
Se in oro, in cigno, in tauro il sommo Giove
Se'l breve suon che sol quest'aer frale
Se 'l commun Padre, or del suo Cielo avaro
Se le dolcezze, che dal vivo fonte
Se l'empia invidia asconder pensa al vostro
Se'l fedel servo, a cui per vero affetto
Se l'imperio terren con mano armata
Se'l mio bel Sole e l'altre chiare stelle
Se 'l nome sol di Cristo in cor
Se mai misero visse in doglia e pena
Se ne die' lampa il Ciel chiara e lucente
Sentiva l'alma questa grave e nera
Sento per gran timor con alto grido
Se per salir a l'alta e vera luce
Se per servar la notte il vivo ardore
Se piace a l'occhio de veder volando
Se pura fede a l'alma, quasi aurora
S'equal vedessi al mio subietto il canto
Se quanto è inferma, e da sé vil con sano
Se quel superbo dorso il monte sempre
S'è ver, com'egli dice, ch'io sospinta
Si to Sz
Signor, che'n quella inaccessibil luce
Sì largo vi fu il Ciel che'l tempo avaro
Simile a l'alta imagin Sua la mente
S'in man prender non soglio unqua la lima
S'in me questa fallace e breve speme
S'io cerco, ahi lasso! fuggir dal pensiero
S'io dipingo in carte il sovra umano
S'io guardo al mio signor, la cui grandezza
S'io piena con Zacheo d'intenso
S'io potessi sottrar dal giogo alquanto
Sogno felice, e man santa che sciolse
Sol del mio grave duol l'alto pensero
'Sono il Principio and parlo a voi mortali'
Sorge nel petto mio pena e dolore
Sovente un caro figlio il sommo Duce
Sovra del mio mortal leggera e sola
Spent'il mio chiaro Sol, tenebre nove
Sperai che 'l tempo i caldi alti desiri
Sperando di veder là su il mio Sole
Spero che mandi omai quel saggio eterno
Spiego vèr Voi, Signor, indarno l'ale
Spinse il dolor la voce e poi non ebbe
Spirti del Ciel, che con soavi canti
Spirti felici, ch'or lieti sedete
Spirto felice, il cui chiaro
Spirto gentil, del cui gran nome altero
Stella del nostro mar, chiara e secura
Stelle del Ciel, che, scintillando intorno
S'una scintilla in voi l'alto supremo
S'una scintilla sol di luce pura
Suol nascer dubbio se di più legarsi
- T -
Talor l'umana mente alzata a volo
Tanti lumi, che gia questa fosca ombra
Temo che 'l laccio, ond'io molt'anni presi
Tempo è pur ch'io, con la precinta vesta
Tira su l'alma al Ciel col Suo d'amore
Tra gelo e nebbia corro a Dio sovente
Tralucer dentro al mortal vel consparte
U - V - W - X - Y - Z
Udir vorrei con puri alti pensieri
Un foco sol la Donna nostra accese
Vanne lieto, mio sol, vanne sicuro
Vanno i pensier talor carghi di vera
Vedea l'alto Signor, ch'ardendo langue
Vedremmo, se piovesse argento ed oro
Veggio ai mie' danni acceso e largo il Cielo
Veggio d'alga e di fango omai si carca
Veggio di mille ornati veli avolto
Veggio in croce il Signor nudo e disteso
Veggio in mezzo del mondo oggi fulgente
Veggio la Vite gloriosa eterna
Veggio portarvi in man del mondo il freno
Veggio rilucer sol di armate squadre
Veggio turbato il Ciel d'un nembo oscuro
Veggo oggi nel pensier sotto la mano
Vergine e madre, il tuo figliuol su 'l petto
Vergine pura, che dai raggi ardenti
Vid'io la cima, il grembo e l'ampie falde
Voi, che miraste in terra il mio bel sole
Vivo mio Sol, quanto de l'altro excede
Vivo su questo scoglio orrido e solo
Vorrei che 'l vero Sol, cui sempre invoco
Vorrei che sempre un grido alto e possente
Vorrei l'orecchia aver qui chiusa e sorda

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Page Last Updated 27 October 2013